












4.4.1 La guerra di posizione sul fronte occidentale
Fronte tedesco: Dopo la battaglia della Marna, il fronte occidentale si stabilizzò lungo una linea che attraversava tutta L'Europa, dal mare del Nord fino ai confini della Svizzera.
Dopo l'ingresso dell'Italia, il conflitto diventò una guerra di posizione, combattuta nel fango delle trincee.
4.4.2 Il sistema delle trincee
La trincea esprimeva la situazione di stallo: gli austro-tedeschi non avevano sfondato; Le forze anglo-francesi non riuscivano a passare al contrattacco.
I soldati erano ammassati nelle trincee, diventando il simbolo della prima guerra mondiale.
Nelle trincee si trascorrevano lunghi periodi di immobilità: sotto il tiro dell'artiglieria o alla minaccia dei cecchini.
Per tutti questi motivi, la guerra di posizione non fu certo meno sanguinosa di una guerra di movimento.
4.4.3 Il fronte orientale
Una volta stabilizzatosi il fronte occidentale, le maggiori difficoltà per L'Intesa provennero dal fronte orientale, dove i russi erano stati ricacciati.
Gli austro-tedeschi con l'appoggio della Bulgaria riuscivano a mettere fuori combattimento la Serbia e a costituire un fronte ininterrotto dal mar Baltico al mar Egeo.
4.4.4 Il fronte turco e il genocidio degli armeni
L'Intesa subì un altro insuccesso nella spedizione navale nei Dardanelli.
Ideata dal ministro della marina britannica Winston Churchill per aprire una via di comunicazione con la Russia, l'impresa dovette essere abbandonata a causa dell'ostinata resistenza dei turchi.
Qui si verificò la terribile persecuzione turca nei confronti degli armeni.
Il motivo: gli armeni furono sospettati di complicità con il nemico russo, finì con la deportazione e uno sterminio di massa.
4.4.5 L'esercito italiano sul fronte dell'Isonzo e del Carso
L'esercito italiano, al comando di Luigi Cadorna (1850-1928) entrò in azione.
L'avanzata fu portata al di là del confine austriaco, ma dovette arrestarsi presso Gorizia.
Tra il giugno el i dicembre 1915 furono battute le quattro battaglie dell'Isonzo, risoltesi con perdite ingentissime: i soldati italiani, mal equipaggiati, scarsamente armati e guidati da comandi spesso non all'altezza della situazione.
Sopraggiungendo l'inverno sul fronte italiano iniziò una guerra di posizione.
4.4.6 Il terzo anno di guerra
1916 anno duro: le perdite furono enormi e sorsero crescenti difficoltà di approvvigionamento.
Le battaglie di Verdun (febbraio-luglio) e della Somme (giugno-novembre) sul fronte francese si risolsero in stragi.
4.4.7 La guerra sul mare e la battaglia dello Jutland
Grande importanza ebbe anche la guerra sul mare.
La Germania fece un largo ricorso ai sommergibili, capaci di colpire a sorpresa.
In questo modo il comando militare pensava di riuscire a rompere il blocco navale dell'Inghilterra e della Francia.
La guerra sottomarina scatenata dalla Germania mise ben presto a durissima prova gli equipaggi alleati.
Nel 1916 la Germania sfidò apertamente le forze dell'Intesa nella battaglia dello Jutland, svoltasi nello stretto dello Skagerrak (Danimarca).
Le navi tedesche dovettero alla fine lasciare il mare e ritirarsi nella basi baltiche.
I tedeschi rinunciarono a far uscire la flotta, intensificando la guerra sottomarina, irritando ulteriormente gli Stati Uniti.
4.4.8 La "spedizione punitiva" austriaca contro l'Italia
Nel maggio 1916 si riprese a combattere (fronte italiano)
Austriaci sferrano attacco in Trentino per vendicare il tradimento dell'Italia (abbandono triplice alleanza per triplice Intesa).
All'inizio ebbe successo, ma grazie all'intervento dei russi, portò Vienna sull'orlo della capitolazione, evitata grazie all'aiuto della Germania.
Nel combattimento caddero prigionieri Dell'Austria Cesare Battisti e Fabio Filzi, poi giustiziati per tradimento; stessa tragica sorte toccò a Damiano Chiesa e Nazario Sauro.
4.4.9 Il ministero Boselli e l'offensiva sull'Isonzo
Di fronte al grave pericolo corso nel Trentino il governo Salandra si dimise.
Il nuovo governo era presieduto da un vecchio patriota, Paolo Boselli, il quale, dichiarò guerra anche alla Germania.
Pochi giorni prima il nostro esercito aveva conquistato Gorizia, dopo aver espugnato i monti San Michele e Sabotino.
4.4.10 La morte di Francesco Giuseppe (1916) e il fallimento delle proposte di pace
Il 21 novembre 1916 morì a Vienna l'imperatore Francesco Giuseppe e gli succedette il nipote Carlo I, convinto che la salvezza della monarchia potesse trovarsi solo nella pace.
Anche la Germania non era contraria, perciò prese l'iniziativa di di far arrivare ai paesi dell'Intesa alcune proposte di accordo attraverso il pontefice Benedetto XV, succeduto a Pio X, lui pensava che la guerra era un "inutile strage".
Questo passo avveniva in un momento sfavorevole divenuto primo ministro in Inghilterra David Lloyd George, convinto sostenitore della guerra a oltranza.
4.4.11 L'opposizione socialista alla guerra
Anche il movimento socialista internazionale continuava il dibattito nei riguardi della guerra, che ebbe due tappe nelle conferenze convocate in Svizzera, a Zimmerwald nel 1915 e a Kienthal nel 1916.
La maggioranza indicò la soluzione in una "pace senza vincitori né vinti" e "senza annessioni e indennità".
Si delineò inoltre una minoranza di estrema sinistra che proclamava la necessità di un "disfattismo rivoluzionario": si trattava di sabotare la guerra.
Su tale versante erano in cosiddetti "spartachisti" tedeschi, i membri della Lega di Spartaco, fondata nel 1916 da Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg.
4.4.12 Le esigenze di una guerra a oltranza
1915: fine della guerra lampo, l'Europa dato via a una lunga guerra di logoramento.
La guerra di massa produceva esigenze a cui gli stati dovettero far fronte.
Da un lato, tutta l'attività economica rivolta alle necessità militari; dall'altro lato doveva essere gestita quella della popolazione.
4.4.13 La produzione mobilitata
I governi, alla presa con carenza di armi, munizioni, altro materiale bellico e viveri;
Fu necessario coordinare tutte le attività industriali, favorendone la conversione verso la produzione bellica, intervenire per pianificare la politica alimentare, ricorrendo al razionamento dei consumi alimentari e al controllo dei prezzi.
In tutti i paesi furono dunque istituiti appositi organismi di stato per dirigere l'economia di guerra.
In Gran Bretagna e in Italia furono creati dei ministeri per le Munizioni.
Per la Germania si parlò di "socialismo di guerra".
L'economia marciava a pieni ritmi solo però nel settore bellico, mentre l'industria civile e il settore agricolo erano completamente trascurati.
4.4.14 I prestiti di guerra
Per finanziare le proprie spese, gli stati istituirono dei "prestiti di guerra", cioè dei buoni del tesoro dove i cittadini finanziano il conflitto.
4.4.15 Le conseguenze sociali dell'economia di guerra
Questo stato generalizzato di cose determinò un accentramento di poteri nelle mani dello stato.
I partiti che si opponevano furono relegati ai margini, gli ambienti favorevoli al conflitto tesero a coalizzarsi far loro.
Fra questi ultimi vi erano i grandi gruppi industriali, ottenendo enormi profitti.
4.4.16 Donne al lavoro
La produzione industriale affrontarono la scarsità di manodopera, vi fu un massiccio ingresso di donne nel mondo del lavoro.
Le fabbriche furono dunque "femminilizzate": coprirono ruoli impensabili come: guidare gli autobus, condurre metropolitane, mandare avanti le campagne.
Sul piano sociale rappresentò un grande sconvolgimento.
Le donne avevano un ruolo marginale e subordinato.
Alla fine della guerra l'occupazione femminile tornarono a essere quelli del 1914.
4.4.17 Il ruolo della propaganda
La guerra era stata accolta con entusiasmo: strade e piazze piene per le manifestazioni patriottiche.
Ma il conflitto si rivelò un'esperienza terribile e disumana.
Mantenere alto il morale divenne sempre più complicato, e richiese un crescente controllo sull'informazione, tutti dichiaravano che gli obbiettivi erano la difesa della patria, della civiltà e la conquista di maggior benessere.
Anche per questo la guerra si configurò sempre più come uno "scontro di civiltà": i nemici rappresentati come orribili bestie feroci, capaci dei peggiori crimini.
L'altra faccia della propaganda è che furono creati appositi uffici di censura per soffocare le proteste.
4.4.18 Fronte e "fronte interno" nel corso del 1917
La lunga guerra stava logorando gli animi dei soldati, mentre la propaganda pacifista andava diffondendosi tra le truppe.
Le truppe iniziarono quindi delle manifestazioni di insofferenza: si moltiplicavano i casi di diserzione e quelli di autolesionismo, duramente puniti, ma anche di ammutinamento.
Ad accrescere l'insofferenza, gli enormi profitti ricavati da industriali e speculatori di ogni tipo (i "pescecani").
Anche il "fronte interno" fu turbolento: il costo della vita sempre più elevato.
Il senso di stanchezza era ormai ampiamente diffuso.
Anche l'Italia conobbe un grande rivolta, a Torino (sulla distribuzione del pane).
Furono donne e ragazzi a innescare i primi scontri, ma i soldati repressero l'insurrezione (finì con una cinquantina di morti).
4.4.19 Il ritiro della Russia
Con il prolungarsi della guerra ci furono gravi tensioni in Russia.
Nel febbraio 1917, scoppiò una nuova sommossa, che portò all'instaurazione di un governo rivoluzionario comunista guidato dal capo di bolscevichi Lenin.
La rivoluzione, detta "d'ottobre" ebbe come conseguenza immediata il ritiro della Russia dal conflitto.
Il nuovo governo intavolò con l'Austria-Ungheria e con la Germania delle trattative per una pace che doveva essere "democratica"; nel dicembre 1917 si arrivò così all'armistizio di Brest-Litovsk, poi trasformato in pace (marzo 1918).
4.4.20 La disfatta di Caporetto
Il crollo del fronte russo costituì un duro colpo per l'Intesa.
In un primo momento il peso maggiore dovette essere sopportato dall'esercito italiano, il quale aveva terminato due offensive sugli altopiani e sul Carso.
Però l'avanzata si arrestò.
Tra il 23 e il 24 ottobre 1917 si scatenò un'improvviso e potente controffensiva, spezzando il fronte italiano a Caporetto.
4.4.21 La difesa del fronte sul Piave
L'Italia reagì con fermezza.
Al governo Boselli succedeva un nuovo "ministero di unità nazionale" presieduto da Vittorio Emanuele Orlando.
La difesa della linea del Piave venne affidata ai veterani e ai "soldatini" (i giovanissimi).
Guidati dal generale Armando Diaz, sostituto di Cadorna.
Sembrò allora che la guerra avesse portato il processo unitario allo sviluppo di una coscienza nazionale.
4.4.22 Gli Stati Uniti intervengono nel conflitto
Nei primi mesi del 1917 gli Stati Uniti erano intervenuti nel conflitto a fianco dell'Intesa.
Fu in particolare il presidente Woodrow Wilson a indurre il Congresso a dichiarare guerra alla Germania in nome della "libertà" e del "diritto".
L'ingresso degli Stati Uniti e l'uscita della Russia poterono essere sfruttati dalla propaganda.
Nel giro di pochi mesi, gli Stati Uniti fecero giungere in Europa enormi quantità di viveri, di mezzi e di uomini.
D'altra parte tale intervento determinò un forte indebitamento nei confronti degli Stati Uniti da parte dell'Europa.
4.4.23 Le due fallite offensive degli imperi centrali
Nella primavera del 1918 Germania e Austria tentarono la prova suprema.
I tedeschi sferrarono il loro attacco agli anglo-francesi, riuscendo a fare di nuovo arretrare il fronte alleato fino alla Marna.
Ma a questo punto non poterono più avanzare, per merito del comandante francese Ferdinald Foch, il quale riuscì a sferrare una potente controffensiva (la seconda battaglia della Marna).
Aveva iniziato cosi il movimento di ritirata che dopo la battaglia di Amiens sarebbe continuato fino alla resa.
Nel mese di giugno anche l'Austria giocava l'ultima carta, attaccando sul Piave, ma senza successo.
4.4.24 La battaglia di Vittorio Veneto e l'armistizio di Villa Giusti
Alla fine di settembre a peggiorare la situazione austro-tedesca intervennero le richieste di pace della Turchia e della Bulgaria, ormai esauste.
Fu allora che il generale Diaz decise di dare corso a una grande offensiva, che ebbe inizio il 24 ottobre.
Nel giro di pochi giorni determinò lo sfondamento del fronte austriaco a Vittorio Veneto e la precipitosa ritirata del nemico.
Così il 3 novembre 1918 a Villa Giusti, l'Austria fu costretta a firmare l'armistizio, Diaz poté annunciare la vittoria.
4.4.25 La fine della guerra: Germania e Austria diventano repubbliche
L'11 novembre 1918 anche la Germania, mentre veniva proclamata la repubblica, chiese la sospensione delle ostilità.
Il nuovo governo (armistizio firmato in una carrozza nella foresta di Compiégne) era presieduto dal socialdemocratico Friedrich Ebert.
A sua volta l'Austria il 12 novembre 1918 proclamò la repubblica.
Il giorno 13 l'Ungheria diventava una repubblica indipendente.