

Al positivismo si ricollego il naturalista Charles Darwin che formulo la teoria dell'evoluzione per selezione naturale.
Darwin giunse ad affermare che le specie tendono a modificarsi per variazioni casuali che intervengono a livello individuale.
Secondo la sua teoria sopravvivono gli individui più forti e resistenti, caratterizzati da variazioni più vantaggiose rispetto al proprio ambiente, mentre quelli più deboli e inadeguati vengono eliminati.
Quindi è il caso e non l'ambiente a determinare le variazione ma è l'ambiente che stabilisce se una variazione è più, o meno, vantaggiosa, favorendo l'individuo che ne è portatore secondo Darwin, legge della selezione naturale.
Anche la specie umana è il risultato di una selezione naturale determinata da una serie di variazioni casuali avvenne originariamente nell'ambito di una specie di scimmie, i primati.
Le fondamentali scoperte di Darwin ebbero a loro vita una profonda influenza sulla cultura della seconda metà dell'800, dalle sue idee prese spunto il "darwinismo sociale" (nella versione, fra gli altri, del filosofo britannico Helbert Spencer) che trasferiva le nozioni di lotta per l'esistenza e sopravvivenza del più forte della biologia al campo delle relazioni fra le classi sociali.
Secondo spencer il mutamento delle società umane può essere considerato un progresso solo se si lascia libero gioco alla concorrenza tra le classi: qualsiasi forma di intervento statale impedirebbe il progresso frenando il libero evolversi e fermarsi di nuovi, e più avanzati, ordinamenti e assetti.